Come nasce una serigrafia?

Come nasce una serigrafia?

Fra tutte le tecniche di stampa d’arte, la serigrafia è forse quella che più unisce artigianalità, precisione ingegneristica, gesto umano e possibilità espressive. È un medium che, pur essendo utilizzato nella comunicazione visiva industriale, nell’arte vive una vita autonoma, complessa e sorprendentemente sofisticata: un processo lento, stratificato, fisico, in cui ogni variabile - dal numero di fili della tela alla viscosità dell’inchiostro, dalla durezza della racla alla mano dell’artigiano - partecipa direttamente al risultato finale.

In questo articolo vogliamo raccontare come nasce realmente una serigrafia d’arte, non nella versione semplificata dei manuali, ma come processo completo, fedele alle pratiche degli stampatori professionisti con cui collaboriamo. Un racconto tecnico e allo stesso tempo culturale, perché la serigrafia non è solo un procedimento meccanico: è un linguaggio.

1. Serigrafia: un nome che racconta un’origine

La parola deriva da seri (seta) e grafia (scrittura): letteralmente, scrivere attraverso la seta.

Le prime intuizioni primitive del processo si ritrovano in più culture: secondo alcune ricostruzioni, già i Fenici avevano osservato che pigmenti e fluidi passano solo in presenza di aperture, immaginando così che un tessuto con aree schermate e aree libere potesse governare la deposizione del colore.

La serigrafia moderna nasce molto più tardi, ma questa logica resta la stessa: ogni stampa è il risultato di un’immagine che “passa” solo dove il telaio è stato lasciato aperto.

2. Il telaio: la matrice fisica che determina la qualità

Il punto di partenza è sempre il telaio, oggi quasi sempre in alluminio (raro il legno, usato solo in progetti specifici).
Su questo telaio viene tesa una rete in poliestere. La tensione è cruciale: deve essere uniforme, stabile e calibrata in base alla densità dei passaggi di colore.

La trama della rete si misura in fili per centimetro quadrato.

Trame rade (8-40 fili) permettono il passaggio di inchiostri densi e pastosi;
Trame fitte (fino a 120 fili per cm²) consentono dettagli finissimi, addirittura pennellate riprodotte fedelmente.

La scelta della maglia è una vera decisione artistico-tecnica: troppo fitta e la materia non passa; troppo larga e si perdono nitidezza e precisione.

3. Gelatina fotosensibile: quando la luce “incide” la matrice

La tela viene poi ricoperta da una gelatina fotosensibile, stesa in modo uniforme e lasciata asciugare per circa dodici ore con il lato stampa rivolto verso il basso.
Questa posa non è un dettaglio: il lato destinato a toccare la carta deve essere perfettamente liscio per garantire un deposito del colore omogeneo.

Quando la gelatina è asciutta, il telaio viene posizionato sotto una fonte luminosa UV, insieme all’acetato preparato dall’artista o dallo stampatore.

Dove l’acetato è trasparente, la luce passa e “cuoce” la gelatina, indurendola.
Dove è nero, la luce non arriva e la gelatina resta solubile.

Il telaio viene poi lavato: le parti non indurite si dissolvono, lasciando micro-aree completamente aperte. È attraverso questi micro-varchi che, in fase di stampa, passerà il colore.

È la vera “incisione” della serigrafia: una scultura di vuoti.

4. L’acetato fatto a mano: il luogo del gesto dell’artista

La differenza decisiva fra una serigrafia d’arte e una produzione industriale sta qui.

L’acetato può essere generato al computer - metodo veloce, utile per dividere l’immagine in CMYK - ma nella stampa d’arte professionale si preferisce il disegno manuale dell’acetato.

Significa che l’artista (o il suo tecnico) dipinge con l'inchiostro nero tutte le aree che dovranno diventare il “passaggio” del colore.

Ogni acetato corrisponde a un colore, quindi a un telaio.

Se l’artista dipinge un tratto simile a una pennellata, quel gesto si trasferirà sulla stampa, identico nella sua irregolarità: è l’equivalente della “mano” nell’opera unica.

Nei progetti più complessi si può arrivare ad un grand numero di telai, ognuno preparato e registrato con una precisione millimetrica.

5. Policromia: un telaio per ogni colore

È qui che la serigrafia d’arte si distingue radicalmente dalla quadricromia industriale.
Nella quadricromia, quattro telai CMYK sovrapposti ricostruiscono l’immagine.
In policromia, invece, ogni colore viene separato manualmente dall’immagine, definito dall’artista e tradotto in un acetato autonomo.

Questo metodo è più lento, ma consente una fedeltà assoluta alle intenzioni dell’artista: nessun algoritmo che seleziona medie cromatiche, nessuna interpolazione artificiale. Solo colore vero, scelto, deciso, stratificato.

6. La stampa: racla, pigmento, pressione

Il colore viene depositato sulla superficie del telaio e poi spinto attraverso la maglia con una racla di gomma.
La durezza e la flessibilità della racla cambiano completamente la resa:

una racla morbida deposita più colore;
una dura crea campiture più piatte e precise.

La stampa manuale richiede forza, coordinazione e ritmo: la pressione deve essere costante, così come la velocità del gesto. È un processo tutt’altro che meccanico - è una pratica fisica che lascia tracce minime, impercettibili ma decisive.

Non tutte le serigrafie sono uguali: anche con telai identici, lo stampatore esperto raggiunge una qualità che non può essere imitata da un principiante. È, letteralmente, un mestiere.

7. Rilievi e matericità: quando la serigrafia diventa scultura cromatica

A differenza della stampa a torchio (xilografia, acquaforte, calcografia), che crea bassorilievi dovuti alla pressione, la serigrafia può produrre veri altorilievi di colore.

Usando pigmenti densi e telai a trama larga, lo strato di colore può diventare tangibile, quasi scolpito.

È uno degli elementi più affascinanti per i collezionisti: una serigrafia può essere “vista” ma anche “sentita”.

8. Carte: Somerset e la tradizione delle cartiere storiche

La carta non è un supporto neutro.

Fra le più pregiate c’è la Somerset, prodotta in Inghilterra dal XVIII secolo con tecniche tradizionali. La sua fibra lunga, la capacità di assorbire pigmenti senza deformarsi e la disponibilità di fogli tondi la rendono ideale per le stampe d’arte.

Una buona serigrafia può esistere solo su una buona carta. È un rapporto reciproco.

Il caso Warhol: le edizioni da investimento

Le serigrafie di Andy Warhol sono diventate un riferimento per capire l’impatto economico delle edizioni d’arte.

Una Marilyn del 1967 acquistata nei primi anni 2000 per circa 15.000 euro oggi può valere 150.000–300.000 euro.
Stesse dinamiche per Flowers, Mao, Electric Chair, Ladies & Gentlemen e molte altre.

Il mercato riconosce alle edizioni un valore crescente perché coniugano:

tirature definite e controllate;
linguaggio autonomo (non derivato da un’opera unica);
riconoscibilità internazionale;
domanda stabile e trasversale.


Andy Warhol
Ladies & Gentlemen, 1975
Serigrafia su carta
110,5 x 72,4 cm

E, soprattutto, perché sono un modo più accessibile per entrare nel mondo dei blue-chip senza rinunciare alla qualità.

Cosa acquistare oggi

Per chi desidera avvicinarsi alle edizioni limitate con criterio, ci sono due strade principali.

1. Edizioni di grandi maestri, ancora accessibili

Con una fascia di budget intorno ai 10.000–15.000 euro, alcune serie storiche di Andy Warhol risultano ancora sottovalutate ed accessibili. È il caso di Ladies & Gentlemen (1975): un ciclo esplosivo, attuale, perfettamente posizionato sul mercato e con un potenziale di crescita ancora molto interessant; oppure altre edizioni estremamente affascinanti come Magazine and History (Bunte) (1983) - intorno ai 10.000 euro, la serie Flash - November 22, 1963 (1968) che passa attorno ai 7/9.000 euro; Lillian Carter (1977) - intorno ai 9 mila euro; Flowers (Hand-Colored) (1974) - intorno ai 10.000; Mao (wallpaper) (1974) - intorno ai 10.000; ed alcune altre.

Da ignorare invece tutto ciò che è “memorabilia” e senza storia o catalogazione ufficiale.

2. Contemporanei molto richiesti (500–3.000 €)

Per collezionisti che desiderano iniziare senza rinunciare alla qualità, le edizioni di questi artisti sono ottime scelte:

Robert Longo, Derrick Adams, Harland Miller, Yoshitomo Nara, Eddie Martinez, Amoako Boafo, Cleon Peterson, Odinakachi Okoroafor, Anish Kapoor e altri autori che lavorano in stretto dialogo con stampatori professionisti.

Odinakachi Okoroafor (1987)
Chioma at the pool, 2025
Serigrafia a 5 colori su carta Somerset TS RW 410 gsm
Edizione di 20 esemplari + 4PA

Per concludere

La serigrafia è una tecnica antica e contemporanea allo stesso tempo. È artigianato, incisione luminosa, gesto umano, progetto concettuale; è una forma d’arte completa, non un’alternativa economica al dipinto.

Comprendere come nasce una serigrafia significa capire perché oggi le edizioni limitate rappresentano uno dei campi più vitali del collezionismo: perché richiedono competenza, perché hanno una loro economia, perché sanno durare nel tempo.

E perché, proprio grazie alla loro natura tecnica, continuano a essere tra le opere più affascinanti da possedere.

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